Il grid-dip meter, strumento assolutamente indispensabile, al pari del tester, per l’OM sperimentatore e costruttore, ha avuto una luna evoluzione circuitale. La dizione esatta è “misuratore a tuffo di griglia” ed il perchè è intuitivo e ben noto. Attualmente, però, esiste solo qualcosa sul mercato a proposito del tuffo di griglia; questo perchè l’industra ci ha propinato e ci propina ancora, strumenti allo stato solido, nei quali il circuito oscillante è costituito da normali transistor, da fet, da mos-fet o da diodi tunnel e con strumento rivelatore del dip o dell’assoribimento più o meno amplificato da altri semiconduttori. Ora, con tutta questa bella roba, abbiamo strumenti che tutto rivelano, anche l’emissione di spurie CB, fuorchè l’oscillazione del circuito in esame o, se riesce a rivelare qualcosa da uno stadio pilota di un TX decametrico, questo qualcosa metter fuori uso o il fet o il mos-fet. Non ho parlato di transistorperchè questo componente non dovrebbe essere, a mio avviso, mai usato in un grid-dip, mentre il fet ed il mos-fet si avvicinano di più, come funzionamento, ad un tubo. Comunque, non senza polemiche al riguardo, desidero sollecitare il ritorno all’uso del triodo, senza circuito amplificatore per lo strumento, perchè il grid-dip deve essere “sordo”, se usato in rilevazione e deve essere “deciso” se usato in oscillazione, senza per altro, evidenziarne falsi. Questa resa può essere ottenuta solo tramite un grid-dip a triodo.
Dopo questa introduzione chiarificatrice passo a presentare il mo modestissimo lavoro ed invito tutti gli amici di buona volontà a rimboccarsi le maniche e a trovare del materiale, anche se diverso da quello da me usato, e a costruirsi un apparecchio che sarà unico ed indispensabile per tutta la vita radiantistica, che non temerà il confronto con nessun altro similare, nè farà rimpiangere il mancato acquisto di qualche altro tipo, forse, per molti, più moderno. Ed ora lo schema: si compone di due blocchi, questo per alleggerire il tutto.
Nel primo, ho posto l’alimentatore stabilizzato e lo strumento (quest’ultimo si potrebbe porlo anche nel secondo blocco, ma io ho preferito metterlo nel gruppo alimentatore, anche se qualcuno l’ha ritenuto poco pratico, per due motivi: primo, ho preferito uno strumento a scala ampia, ove si puà apprezzare meglio il segnale, secondo, per non rendere poco maneggevole, causa le dimensioni, la testa esploratrice); nel secondo blocco, la testa esploratrice. Le bobine le ho costruite su dei supporti di polistirolo, ricavati da contenitori di termometri per uso industriale, del diametro di 15mm, incollate, dopo essere state avvolte, con della resina su dei supporti base aventi tre spinette (tipo quelle del jack dei microfoni dei registratori a cassette).
Osservando le foto del gruppo alimentatore, penso sia facile realizzare il tutto come meglio aggrada. Per la testa esploratrice occorre più attenzione: per il variabile ho preferito un vecchio surplus a farfalla (bassa perdita alle alte frequenze, minima capacità residua. Si rammenta che bisogna collocare a massa la parte rotante con una linguetta strisciante in quanto il tutto è supportato su ceramica). Gli ingranaggi per il comando di sintonia, sono quelli dei vecchi gruppi UHF, trovati sfusi presso un rivenditore (il primo è necessario demoltiplicarlo con ingranaggi perchè il comando deve essere sicuro e deve permettere, con quelo poco di rotazione del variabile a farfalla, la rotazione completa del tamburo di lettura, tarato in MHz, il secondo può essere anche demoltiplicato con delle cordicelle). Il tamburo l’ho ricavato da un coperchio di un contenitore di lacca per capelli, il cui fondo è solidale con una ruotina da variabile, con sopra incollato un foglio di carta già in precedenza verniciato da ambo i lati e segnato con tante righe, di inchiostro di china, per quante sono le bobine. Sopra poi stato fissato uno strato di nitro trasparente, in spray, per rendere indelebili le righe così che in caso di errore è possibile cancellare, con un batuffolo imbevuto di acqua e alcool, solo i numeri. La taratura, in MHz, si farà ad apparecchio ultimato. Ed ora le bobine:
Tali dati sono approssimati perchè, è ovvio, variano con la lunghezza dei collegamenti del circuito tubo-zoccolo portabobine-variabile e valgono per un variabile a farfalle da 50+50 pF.
consiglio, inoltre, di iniziare, per le bobine, a costruire la n. 8 per poi scendere di frequenza, tenendo presente che man mano che si scende il numero delle spire è circa il doppio di quelle precedenti o poco di più (da 2 a 5 spire più del doppio delle precedenti). La bobina n. 9 è più critica, in quanto a circa metà corsa del variabile non si hanno più oscillazioni. Questo perchè vi è una notevola disperdenza fra induttanza e capacità quando quest’ultima si trova intorno ai 25 pF, questo è il motivo per cui a metà corsa del tamburo di sintonia ho scritto “stop”. Per tali frequenze e per quelle maggiori occorrono variabili di minor capacità, però se il discorso è valido per le alte frequenze, lo diviene meno per le più basse, in quanto per coprirle tutte occorrerebbe un numero doppio di bobine di quelle utilizzate con un variabile da 50+50 pF. “In medio stat virus!”.
Rammento, inoltre, che il valore delle resistenze del partitore della OB2 variano a seconda della tensione di uscita del secondario del trasformatore. Anche quella da 6.8 Kohm 2 W, posa sull’anodo della 6AF4, può variare di valore. Penso, comunque, che vada bene anche così. La tensione misurata sull’anodo della 6AF4 in oscillazione, previo inserimento di una impedenza al alta frequenza tra la stessa ed il puntale del tester, deve essere di 47 volt all’incirca ed ho potuto constatare che a a tale tensione anodica il tubo dà il meglio di se stesso senza surriscaldarsi e con grande stabilità di oscillazione. Per la taratura della scala, consiglio di porre il grid-dip in oscillazione e circa dopo dieci minuti di funzionamento, di tararlo ricevendo il segnale su un ricevitore a copertura continua (io ho usato il Satellit 2000). Per le frequenze al di sopra dei 30 MHz bisogna trovarsi con le armoniche (2° e 3°) sulla scala in FM o sui 144 (72 MHz in armoniche), (da 88 MHz a 104 MHz) per le frequenze che si possono ricevere. Per le altre, 80 in su, si può usare anche un frequenzimentro di
gitale o, meglio, un altro grid-dip (sicuro!). Per le frequenze più basse sconsiglio l’uso del digitale, in quanto avvicinando la sonda spira alla bobina del grid-dip (e bisogna avvicinarla moltissimo!), per l’altro valore di mutua induzione presente, la frequenza segnata non è esatta (infatti alle alte frequenze tale valore è trascurabile). Io ho comunque usato, per le frequenze che non potevo ricevere nè in fondamentale nè in armonica, un altro grid-dip con scala tarata a mano in fabbrica (apparecchio per apparecchio), facendolo funzionare come oscillatore. Poi sul tamburo dell’autocostruito, in assorbimento (diodo), ho tracciato la tacca delle frequenze emesse. Vi assicuro, comunque, che anche se la taratura sembra complessa, all’atto pratico è di una semplicità incredibil. In ogni caso, suggerisco ai meno esperti, ma di buona volontà e discreta capacità, di rivolgersi sempre a qualche OM veterano per tanti piccoli suggerimenti dettati dall’esperienza. E’ l’arte di sapersi ingegnare!
Le bobine ho ritenuto opportuno realizzarle su un supporto di piccolo diametro per poterle infilare meglio negli strettissimi ricettacoli dei TX moderni ove esiste sempre una paccottaglia di fili e di bobine aggrovigliate. A tal uopo è superfluo dissertare sul Q delle bobine (le valvole possono soffrire, i semiconduttori, invece, per poter dare un qualche funzioanmento hanno bisogno altro che di bontà di Q!!). Per la parte base metallica di custodia, ho usato delle “C” lunghe 8cm di alluminio (vedi fig.) reperibili come ritagli da qualunque costruttore di infissi, opportunamente rivettati; il coperchio è ugualmente di alluminio ripiegato. Per la verniciatura, dopo aver be scartavetrato l’alluminio e verniciato con spray color alluminio, quale base, si passerà la tinta che è più gradita, poi si faranni le scritte con trasferibili o inchiostro di china. indi una mano di trasparenze opaco alla nitro (sempre spray). Con buona volonta e pazienza si potrà costruire uno strumento pregevole e soprattutto ben funzionante che sarà un compagno fedele e inseparabile nel costruire e accordare bobine.
Dopo tutte queste chiacchiere non posso far altro che augurarvi buon lavoro!